Igor Francescato Blog

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MI SONO DIMESSO DALLA RAI. ECCO PERCHÉ

Da oggi sono un uomo libero (e disoccupato).
Dopo 16 anni di lavoro in RAI, con qualifica di montatore TV, facendo il lavoro che mi piace e per cui ho investito gran parte della mia vita, ho dato le mie dimissioni spontanee. I motivi li ho scritti nella seguente email, inviata sabato scorso 15 ottobre, al mio ex “Coordinamento montaggio” di Roma, a tutti i miei colleghi montatori romani, al dirigente montaggio, alla dirigenza del Centro Produzione RAI di Roma, all’Ufficio del Personale e alle persone che cito. Pubblico di seguito la copia di quella mail, censurando i nomi delle persone che potrebbero per vari motivi prendersela, tanto quello che ho scritto non cambia.
Firmato: l’ex matricola RAI 396996.

                                                                                                             Treviso, 15 ottobre 2022

Egregi tutti,

questa mia non è un atto di accusa ma una testimonianza. La testimonianza della matricola RAI 396996.

Sono un uomo di 50 anni che ne ha passati 16 nell’Azienda di Servizio Pubblico Radiotelevisivo Italiano a fare il lavoro che amo e che faccio per passione dall’età di 15 anni, ovvero il montatore televisivo.


Ero un bambino di pochi anni quando passavo le giornate davanti alla televisione e mi divertivo, imparavo, sognavo, mi istruivo con la TV di Stato degli anni ‘70. Sono stato un ragazzo che si è formato con la scuola, con la famiglia e molto anche GRAZIE alla TV, ero un ragazzo che voleva fare la scuola di cinema e TV, ma che gestiva bar coi suoi in una cittadina veneta, quando le scuole di TV erano solo a Roma o Milano. Un ragazzo che, diventato adulto dopo aver imparato da autodidatta con la sua attrezzatura amatoriale, dopo aver fatto la gavetta come operatore, montatore, regista in TV locali, lavorato come libero professionista per appalti RAI, Sky, Tele + ecc. ecc… a 31 anni lascia il suo mondo per seguire un sogno. Un sogno sudato col lavoro per mantenersi agli studi nella città eterna, ovvero 3 anni di corso serale alla Scuola Superiore di Cinema e TV “Roberto Rossellini” di Roma, che si è concretizzato con il diploma (preso col massimo dei voti), che mi ha permesso di entrare nella Tv pubblica. Sognavo di lavorare in RAI, di fare Servizio Pubblico (la TV mi ha formato bene, la farò bene per gli altri, pensavo) e per un po’ di anni ci sono riuscito.

Ero FIERO DI FAR PARTE DELLA RAI TV.

Ma le cose cambiano e a volte peggiorano, così tanto che l’orgoglio che provavo un tempo è diventato in questi ultimi 2 anni VERGOGNA: mi VERGOGNO per quello che ha fatto quest’azienda nei confronti del (suo e nostro) pubblico e sono disgustato per quello che ho subito personalmente come dipendente.

Sono entrato nel 2006 con 9 anni di contratti TD, ho firmato con gioia l’indeterminato il 1° dicembre 2015 e ne esco oggi, 15 ottobre 2022, con animo dispiaciuto e amaro in bocca. Ho dato le dimissioni volontarie, me ne sono andato senza ricevere nessun beneficio economico e senza una famiglia ricca alle spalle (l’unica cosa che ho sopra le spalle è una casa). Cosa mi ha portato a questa scelta?

Ottobre 2006. Supero la prova di ammissione come montatore e ottengo il mio primo contratto di 9 mesi. Mi presento all’ufficio del personale di Teulada con 19 anni di esperienza e mi danno un contratto di “quinto livello inferiore” (il piu’ basso), 850 € di prima voce in busta paga. Chiedo se si sono sbagliati, che fino a ieri prendevo quasi il doppio (in una società romana di post produzione) e mi rispondono che questo è il contratto standard. Ben, mi piace il lavoro, il sogno si realizza, è la RAI: “vai” mi dico e firmo.

Zorro”, il primo collega che mi accoglie a Telecamere il programma di RAI 3 a cui sono destinato, condotto da Anna La Rosa, mi spiega che lavorando le sere, facendo qualche turno N (15.55 – 24.30), facendo cambi turno sera/mattina durante la settimana (praticamente lavorando la sera e il giorno dopo la mattina dalle 9), ecco che si arriva forse a 1.500 € al mese. Era vero, e lavoro volentieri, a parte che capisco subito che quel programma di “politica e informazione” era fin troppo “Rosa” per me: per mia fortuna pochi mesi dopo, La Rosa viene sospesa dall’ordine dei giornalisti, il programma cancellato e io vengo spostato alle altre produzioni previste dal mio contratto, cioè Grande Storia e Correva l’anno, bei programmi di cui m’innamoro subito. Ma vengo accolto da F. C., capostruttura di quei format, con perplessità mista a diffidenza: secondo lui ero troppo giovane e inesperto e non voleva affidarmi il montaggio di cose così delicate. Ma per contratto devo stare lì e mi deve accettare.

Incontro bravi colleghi e soprattutto belle persone, grandi e appassionati autori: Alessandro Varchetta (faccio con lui Pertini, storia di un presidente), Enzo Antonio Cicchino, Francesca Carli, Tiziana Pellegrini, Marina Basile, Giancarlo Di Giovine, e tiro fuori il meglio di me: oltre a dimostrarmi un affidabile e veloce montatore Avid, realizzo sigle ed effetti dei documentari che monto con Adobe After Effect, software “riservato” ai grafici che so usare e trovo “casualmente” installato nelle salette di montaggio in cui lavoro. Faccio scintille vere e digitali, grazie agli effetti di After e alla sinergia che nasce tra persone che hanno un sano intento comune.

Estate 2008. Sono sempre una “matricola inferiore” e vengo chiamato da P. C., collega montatore di secondo livello, che avevo conosciuto quando lavoravo fuori RAI e che mi voleva nella squadra di Presa Diretta, il programma di inchieste di Riccardo Iacona che sarebbe partito quell’inverno in prima serata sulla Terza Rete. Accetto volentieri, anche perché quei programmi di storia li avevano mandati a fare “in appalto”. Il primo turno con Iacona me lo ricordo ancora: non è stato piacevole, perché una mia battuta un po’ cinica, ma ironica nei confronti di una signora rom intervistata della puntata che stavamo montando (Migranti), non è stata colta nel suo sferzante senso e ha gelato i rapporti con il noto giornalista che non brilla di empatia. Chiesi a P. di evitare il piu’ possibile di lavorare con Riccardo e quindi lavorai con le valide leve e gli affermati giornalisti di quella prima stagione. Un giorno arrivo’ Domenico Iannacone, che P. mi presentò come “punta di diamante del programma” e fu amore (professionale) a prima vista.

Con Domenico ho montato le inchieste piu’ umane, grottesche e amare di Presa Diretta, da La scuola tagliata a Cemento. Con Ianna montavo il “servizio” piu’ importante del programma, ovvero 40 / 50 minuti e piu’ volte abbiamo fatto intere puntate di 90 / 100 minuti. Intanto il collega P., dopo alcuni faticosi anni di collaborazione con Iacona e la “firma” di “prime serate” come “montatore – editore” si prende meritatamente il primo livello e va altrove. Il suo posto di “coordinatore” della squadra di montatori di Iacona viene preso da S. R., secondo livello, che arriva da Milano. Io nel frattempo maturo il “quinto livello superiore” e scopro che chi firma l’edizione del programma (che manco sapevo cosa fosse, perché per me montare un pezzo voleva dire chiuderlo e averne la responsabilità, quindi facevo da sempre senza saperlo anche l’edizione).

Continuo il bellissimo rapporto di lavoro con Domenico e tra un suo pezzo e l’altro monto anche le inchieste di Alessandro Sortino (Macchina del fango, per esempio).

Grazie al servizio girato all’estero da Vincenzo Guerrizio, scopro per caso le enormi potenzialità del supporto di registrazione su disco XDCAM (fino ad allora si usava registrare su nastri magnetici BETACAM/IMX): permette di risparmiare moltissimo spazio su disco (e allora lo spazio su disco valeva oro e raro come l’oro) e soprattutto riduce il “tempo di acquisizione del girato”, da 1:1 del Betacam a 1:20 circa dell’XDCAM. Questo si traduce in enorme risparmio di tempo, tempo che si poteva impiegare per montare anziché per importare le riprese: una rivoluzione digitale (vedi questo approfondimento)! Rivoluzione che proposi alla R. e, con il benestare del coordinamento montaggio, introducemmo “sperimentalmente” l’XDCAM per girare e montare Presa Diretta, che fu il primo programma RAI a farne un uso giornalistico così intenso (così mi risulta).

Fin lì è stata per me una gran gioia fare quel che mi piaceva, dando della buona informazione al nostro pubblico “canone pagante”. Meno gioia era investire 3 ore al giorno in viaggi, tutti i giorni da Ponte di Nona, periferia est di Roma dove vivevo, per arrivare alla sede RAI di Teulada, ma l’entusiasmo mi faceva lavorare volentieri anche il sabato e anche qualche domenica, il “settimo giorno” come si dice in azienda. Ma l’idillio virtuale si trasformò in pena reale: il lavoro con Iannacone aumentò, furono necessari doppi turni e mi si affiancò una collega montatrice (F. L.), che commise qualche errore grossolano, madornale, che ricadde su di me, che avevo la responsabilità (morale) di fare e chiudere le inchieste di Domenico. Quando mi permisi di criticare l’opera di F. a R., mi disse che lei è una professionista quanto me. Le sequenze “montate male” da F., S. neanche volle vederle, e così difese la collega, e Iacona difese la R., così io fui mi trovai solo. E quando il collega D. G. mi aiutò, al posto di F., a fare il missaggio audio di una puntata di Iannacone, lo fece oggettivamente male e quindi mi permisi di criticare anche lui: 3 colleghi su 4 mi isolarono. E poi arrivò la beffa: per calmare lo scontento generale di noi 4 montatori che lavoravamo con Iacona, Iannacone, Sortino, o con gli altri giornalisti di punta, che meritavamo di “firmare” l’edizione del programma quanto la R. che lo firmava già, il produttore esecutivo F. T. dichiarò: “Chi fa e scarica la puntata, firma in testa l’edizione del programma”. Bene, pensai, finalmente “firmo anca mi”. Eh no, non successe mai a Presa Diretta. Dopo quella dichiarazione arrivò il mio turno con la puntata Cemento (del 12 febbraio 2012), di Domenico Iannacone, montata interamente da me (con l’aiuto di R. Z.), la cui edizione però, è stata firmata da R., La quale, qualche tempo dopo, ha preso il primo livello.

Me ne andai da Presa Diretta, se ne andò Iannacone, e non ho voluto fare più un turno per Iacona. E ho finito la carriera in RAI come montatore di terzo livello. E ho continuato, fino alle mie dimissioni, a fare programmi “impegnati”, di “prima serata”. Ho gestito da solo per 5 anni (dal 2013 al 2018) la post produzione, ovvero l’organizzazione del lavoro e il coordinamento di noi 3 o 4 montatori della squadra, de I dieci comandamenti di Domenico Iannacone, firmando il montaggio e l’edizione delle puntate che ho fatto (oltre la metà di tutte le puntate del programma).

Poi ho montato e fatto l’edizione de Indovina chi viene a cena di Sabrina Giannini, dal 2019 al 2022 (tra cui molte prime serate da 90 / 110 minuti). E sono stato inquadrato e quindi pagato come terzo livello. Quanti soldi ha risparmiato la RAI con me? Quanti soldi non ci ho guadagnato io? Chi ci ha guadagnato al posto mio?


Per mia fortuna, nei miei 16 anni di RAI, a parte Telecamere, ho schivato i “programmi politici”, i telegiornali, e l’informazione “non proprio eticamente corretta”. Ma io, come per tutti i colleghi, abbiamo fatto e continuiamo sempre di più a fare i “programmi spazzatura”, quelli tra una rara bella produzione e l’altra, quei programmi “inutili e dannosi”, buoni solo per fare ascolti virtuali, ovvero per chiedere soldi agli sponsor. I quali pagano le inserzioni in base all’arcano sistema di rilevazione degli ascolti, l’AUDITEL (in epoca di controllo totale di quello che facciamo, nessuno sa quanti siamo veramente davanti la TV?).

Uno di questi me lo sono sorbito per un tempo breve ma infinito, per sostituire un collega: ho collaborato ad un’edizione di Ballando con le stelle di RAI 1. Ho visto, rivisto e stravisto ore e ore di balletti estemporanei “tra l’acqua minerale e il caffè” (sponsor palesi in scenografia e in bocca di VIP e mastri ballerini) + ore ed ore interviste fatue, per tirar finalmente fuori, girando, mescolando e rimescolando le inquadrature, la bellezza di 60 / 90’ secondi di pezzo montato, in pocodimenoche due o più turni di montaggio. E’ stato un dramma psico-fisico, perché mi è capitata in montaggio una coppia autrice/regista veramente sfiancanti e incompetenti. Dopo quella volta, ho detto ai miei coordinatori “mai più balletti”.

Nel frattempo però cambia il nostro dirigente e quando arriva R. R. e torna il programma della Carlucci, ecco che R. mi mette nella squadra senza chiedermi nulla, io lo scopro il venerdì per il lunedì dai turni assegnati. Lo chiamo e cerco di spiegargli le mie motivazioni, e lui mi risponde così: “Mi avevano detto che Francescato è uno che lavora, uno che dove lo metti sta”. Allora mi ricordo che sono una matricola, sono un numero, e che ha ragione. Ma Ballando no, piuttosto Vita in diretta. E via con le dirette! E via con programmi meschini! E via anche in trasferta nel 2019 a fare Sanremo giovani, forse i miei peggiori, demoralizzanti 35 giorni di lavoro che ho passato in azienda…

Marzo 2020, 9 marzo. Compio i miei 49 anni il giorno in cui lo “stato di emergenza” per la pandemia da Covid-19 entra nel vivo. Sto lavorando con Sabrina Giannini, e la puntata dovrebbe andare in onda quel fine settimana. Panico generale, non si capisce cosa sta succedendo, se si può uscire, andare al lavoro, respirare. Propongo subito lo smart working: ho l’attrezzatura a casa (Avid, workstation, licenza, ecc.) e la connessione super veloce, basterebbe copiare il materiale che è a Teulada in un disco locale, Sabrina Giannini è d’accordo a lavorare da casa con me, ma al coordinamento non sono d’accordo. Quindi vado regolarmente al lavoro, come tutti i non fragili, con i mezzi pubblici e la macchina, e stavolta sono fortunato che abito a San Giovanni e quindi a 12 km. da via Teulada 66. E Teulada si svuota: siamo noi montatori, i tecnici degli studi, della messa in onda, quelli della mensa, quelli che non ricordo, insomma restiamo in servizio nelle sedi RAI circa il 25% dei lavoratori. Io sono tranquillo, per fortuna non ho paura del Covid, il programma deve andare in onda e mi rendo disponibile a lavorare anche tutti i sabati, fino al 3 maggio, quando va L’avocado del diavolo, ultima puntata della “prima ondata”. F. P. è il nuovo dirigente del reparto montaggio e qualche mese dopo, si presenta da me con un sorriso a tutto viso e una busta in mano, visibilmente eccitato. “Ostia”, penso tra me, “mi han dato il secondo livello!”. Invece era il “Premio di Produzione Covid”, per aver sempre lavorato durante il periodo peggiore della pandemia, erano insomma solo soldini. E questo è stato l’unico “premio” che ho avuto in 16 anni di RAI, mai presa neanche una “gratifica”.


Più o meno in quel periodo, mi viene proposto da un collega di aderire ad un sindacato per portare avanti in azienda “lo sblocco dei livelli”, cioè per far avere il secondo e primo livello a chi lo merita e lo aspetta da anni, e aderisco. E passa una stagione, arriva la serie piu’ lunga di
Indovina. L’Italia è in piena pandemia, in TV sfilano le bare dei morti di Bergamo, Giuseppe Conte tranquillizza e spaventa anche a distanza, #andràtuttobene, #iorestoacasa, ma non si vede #iovadocomunquealavurà.

Ai tornelli ci misurano la febbre, ci danno una mascherina chirurgica e i guanti di lattice, nei cessi aziendali appaiono le indicazioni di come ci si lava le mani, viene nominata una Task Force interna… e poi arriva “Dio vaccino”. E da quel preciso momento l’azienda RAI, come tutto il mondo, si spacca in due: una gran parte di là, una piccola di qua. Per me, che ho genitori anziani a Treviso è #iorestoaroma: non ho potuto passare il Natale 2020 a casa, non ho visto i miei cari per più di un anno, ho potuto solo andare al lavoro.

Di ritorno dalle vacanze, era agosto 2021, in mensa aziendale, dove ho sempre mangiato negli anni in azienda, trovo i tavoli da 4 persone divisi da plexiglass: sono diventati 4 piccole nicchie, piccoli loculi di plastica dove consumare il cibo senza poter socializzare. E soprattutto, da quel momento, viene richiesta la CERTIFICAZIONE VERDE COVID-19, un lasciapassare per mangiare! Era agosto di un anno fa e quei plexiglass, a fine settembre 2022, sono ancora lì, ovvero 6 mesi dopo che è finita lo “stato di emergenza” in Italia. E sono ancora appesi, in molte sedi, in molte salette di montaggio (per esempio alla RAI di Corso Sempione a Milano) i cartelli dei protocolli per contenere “l’emergenza Covid”: a pensarci mi viene ancora un po’ di ansia, e mi sale la voglia di lavarmi le mani.

Poco dopo arriva la notizia che dal 15 ottobre per lavorare, per entrare in azienda, serve il GREEN PASS che, ricordo ai distratti, si ottiene o dando il braccio alla patria, oppure pagando di tasca propria Euro 15 per una tortura di naso e gola.

Quindi chiedo per la seconda volta, via email aziendale, LO SMART WORKING dal 15 ottobre. A oggi, mio ultimo giorno in RAI, nessuna risposta.

Venti giorni prima dell’introduzione del GP scrissi al coordinamento montaggio di Roma e a P.:

Dal 15 ottobre p.v. sarò uno dei colleghi montatori del CPTV di Roma che non potrà entrare in azienda, perché non ho il Super Green Pass imposto dal governo italiano come “obbligatorio per i luoghi di lavoro” da tale data.

Scrivo queste righe per fare una proposta costruttiva. E’ per chi, come me, non ha o non vuole accettare il Green Pass per avere ciò che gli spetta già di diritto sancito dall’articolo 1 della Costituzione Italiana: il diritto al lavoro.

Dato che “il lavoro agile è regolato dalla legge 81/2017, è sempre volontario ed è frutto di un accordo individuale scritto tra lavoratore ed azienda dove vengono definiti tempi di connessione e disconnessione, strumenti utilizzati, poteri del datore di lavoro, doveri e diritti del lavoratore e le tutele per la sua sicurezza”, propongo lo smart working da casa, con attrezzatura mia, limitatamente al periodo che intercorrerà tra l’entrata in vigore e la decadenza dell’obbligo della carta verde per lavorare nei cespiti aziendali (presumibilmente fino al 31 dicembre).

Sottolineo che è “la mia proposta” perché probabilmente non sarà applicabile ad altri colleghi, a quelli che non dispongono di attrezzatura propria o a cui forse l’azienda non potrà fornire il materiale necessario per lavorare. Una proposta che va considerata alla luce di questo momento storico di “emergenza globale”. Una proposta che, al momento dello scrivere, io considero l’unica percorribile per non incorrere alla “sospensione dal lavoro”. […] Considerando che molti programmi hanno continuato a lavorare, per mesi e mesi durante la pandemia, lasciando da solo il montatore in saletta e dando, gli autori o registi, indicazioni via telefono, mail o videochiamata, e che si è potuto/dovuto lavorare così… ecco che, in emergenza come saremo fino a fine anno, per molte produzioni è dimostrato che si può lavorare senza la presenza del giornalista / programmista / autore al fianco (per me sarebbe ben accetto anche a casa, se le norme lo consentono). […] Possiedo una workstation HP (le specifiche in separata sede) con licenza Avid MC 8.4.5 e una linea telefonica con fibra ottica fino a 2,5 Gbit / sec. Con la mia “Avid station” ho realizzato tutte le mie produzioni indipendenti dal 2003 in poi (anche in 4K).

Sono disponibile da subito a fare un test per verificare se ho i requisiti sufficienti per lavorare da casa o se devo dotarmi di altra strumentazione.

Inoltre, con l’accortezza di affidarmi programmi non a “stretta messa in onda” o giornalieri, ma progetti a piu’ largo respiro (come ad esempio le inchieste, che monto con dedizione in RAI dal 2009), per il periodo previsto, ovvero di due mesi, credo che lo smart working della post produzione non sia cosa impossibile…

Concludo con l’augurio che la decisione venga ponderata e presa entro una quindicina di giorni, così da prepararmi all’eventuale (infausto) “piano B”.

                                                                                 Roma, 24/09/2021

Intanto la messa in onda di Eternamente sani, ultima puntata 2021 di Indovina viene spostata di qualche settimana: anziché andare a ottobre, andrà il 6 novembre 2021. Siccome la puntata era quasi finita, prendo 9 giorni di ferie esattamente dal 15 ottobre, per non subire l’umiliante richiesta del GP ai tornelli. E poi torno e mi tampono, solo per portare a termine il mio impegno con la produzione. E da lì in poi devo scegliere: o continuo a lavorare facendo un tampone da 15 € ogni 2 giorni, o mi faccio sospendere per non avere/esibire la Carta Verde, o chiedo l’aspettativa non retribuita. Per non “macchiare” con la sospensione la mia “fedina professionale”, che oserei dire immacolata (ho commesso degli errori, ma ricordo di averli sempre ammessi e pagati, ma sono sicuro che un controllo delle mie presenze/assenze/ritardi in 16 anni di lavoro, dimostrerebbe è fedina bianca), su consiglio di un un caro collega coordinatore, scelgo di richiedere l’aspettativa. Che mi viene concessa per “gravi motivi familiari”, per la precaria di salute di mamma, per 4 mesi, fino al compimento del mio 50° compleanno.

Intanto lo stato di emergenza viene prorogato di altri 3 mesi, e viene introdotto il Super (Mega Ultra) Green Pass Rafforzato: alla data del 14 marzo, quando devo tornare al lavoro, anche tamponato, ma non punturato, o guarito, niente lavoro, non posso lavorare. Quindi, il 2 marzo, mando la terza (e ultima) email in cui richiedo il “lavoro agile in via emergenziale”, al coordinamento e al dirigente del montaggio di Roma, alla Direttore Produzione TV, al Direttore Produzione TV di Roma e al Dirigente gestionale. Non pervenuta risposta.

In definitiva alla mia richiesta di smart working MAI AVUTO RISPOSTA SCRITTA dall’azienda.


Manca poco perché io debba tornare al lavoro, e per la serie 2022 di Indovina viene richiesto il montaggio a Milano: vorrei continuare a fare questo programma di Pubblico Servizio, e Milano è più vicina di Roma e avevo pure lasciato definitivamente l’appartamento in affitto nella capitale, che non mi potevo più permettere. E quindi aggiungo, nella stessa email del 2 marzo, la disponibilità alla MIA TRASFERTA A MILANO per montare Indovina chi viene a cena. In questo caso (e solo in questo), garantisco la mia presenza in sede per il periodo di produzione del programma”.

Il giorno del mio 50° compleanno, era mercoledì, mi chiama il dirigente P., vuol sapere se lunedì sarò al lavoro. Ma io non ho risposte, dovrebbe lui dirmi qualcosa, che lavora in azienda e rappresenta il mio reparto! Non sa nulla, perché io ho scritto troppo in alto e lassù tutti tacciono. E aggiunge, per farmi pesare d’aver accettato la mia aspettativa (forse la mia email del 24 settembre gli era sfuggita, capita): “E’ stata messa in campo una disponibilità per l’aspettativa per gravi motivi familiari, credendo che questa cosa avrebbe facilitato la vita, per risolvere una situazione temporanea…”..La mia situazione temporanea però si scontrava con quella italiana, che non era facilitata, ma drasticamente (vedi sanzioni per over 50 non vaccinati e richiesta GP Rafforzato).

A quel punto mi rivolgo ad un legale: sì, ho dovuto pagare un avvocato per far valere il mio diritto al lavoro.

Treviso, 11 marzo 2022. Formulo la presente in nome e per conto del Signor […] , assunto alle dipendenze di Codesta Azienda con la qualifica di Montatore, al fine di sollecitare un cortese quanto dovuto riscontro – alla data odierna, ora della presente comunicazione, non pervenuto – alla proposta dal medesimo formulataVi lo scorso 2 marzo.

Confidando nell’accoglimento delle soluzioni ivi prospettate, che rientrano a ben vedere nell’ottica della consueta fattiva collaborazione che ha da sempre contraddistinto l’atteggiamento professionale del mio Assistito, sono con l’occasione a comunicare che, nelle more di una Vostra risposta ed in considerazione della normativa vigente, il Signor Francescato a far data dal 14 marzo prossimo non intende – per il momento e fino a diversa comunicazione – esibire alcuna delle certificazioni di cui di cui all’articolo 9, comma 2 del decreto-legge n. 52 del 2021. Un tanto con le sole conseguenze contemplate dall’art. 4 quinquies del d.l. 44/2021, come modificato dal d.l. 1/2022”.

                                                       Avvocato G. Giusto

Credendo d’aver osato troppo, il giorno dopo scrivo all’azienda la seguente email:

A scanso di equivoci: mi sono rivolto ad un legale perché, in questo momento di “emergenza nazionale”, tra DDL e normative varie, ho voluto informarmi e tutelarmi sulle scelte importanti che sto facendo.

Questo NON vuol dire che mi aspetto per forza una risposta scritta, ma che SONO DISPONIBILE AD UN CONFRONTO, ad un DIALOGO DA PERSONA A PERSONA .

Per questo sto scendendo a Roma e lunedi e martedi sono DISPONIBILE A INCONTRARE un referente che parli a nome dell’azienda: un dirigente, un funzionario, un cooordinatore o chiunque mi voglia ascoltare.

L’orario e il luogo basta che me lo comunicate, l’unica avvertenza è che, per entrare in azienda, avrei bisogno di un permesso speciale temporaneo (perché, come co comunicato ieri, non esibirò il GP). Oppure potremmo stabilire un “luogo informale”, per esempio nei giardini di fronte a Teulada, in cui poterci incontrare “senza restrizioni”.

Se non fosse possibile un incontro di persona nei giorni indicati,

sono disponibile telefonicamente al numero XXX.

Porgendo cordiali saluti, mi auguro che troveremmo un accordo, come è sempre stato fatto da quando lavoro in RAI”. 🙂

                                                                            Treviso, 12 marzo 2022

Il 14 marzo alle ore 9.10 mi presento ai tornelli di via Teulada in Roma, e non c’è nessuno a chiedermi la Certificazione Verde. Non entro per non rischiare sanzioni. Attendo fino alle 11, niente, nessuno me lo chiede. Quindi vado alla piccola sede RAI di Borgo Sant’Angelo 23 (dove ho fatto I dieci comandamenti) e all’ingresso mi chiedono di esibirlo: non lo mostro e non mi fanno entrare.

Poco dopo mi arriva la comunicazione scritta da “Verifica NO PASS”:

Facciamo seguito e riferimento al verbale redatto in data 14/3/2022, con il quale è stato constatato che Ella è risultata sprovvista di una valida certificazione verde, ovvero di esonero od equipollente, all’esito di una verifica condotta prima dell’accesso al luogo di lavoro […] Come previsto dall’art. 9-septies del D.L. n. 52/2021 e s.m.i. e ribadito tanto nella comunicazione al personale del 13 ottobre 2021 – che Lei ha ricevuto per e-mail – quanto nella Procedura aziendale emanata in applicazione della norma, disponibile su RAI Place, nelle giornate di prevista prestazione in presenza, Ella sarà considerata assente ingiustificato con recupero della retribuzione, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto di lavoro il giorno 14/3/2022 e fino al momento dell’esibizione di una valida certificazione verde, ovvero di esenzione od equipollente. Quest’ultima dovrà essere esibita all’accesso ai soggetti incaricati delle verifiche, ai quali Lei dovrà presentarsi per richiedere un controllo individualizzato, il cui esito, come da procedura aziendale, dovrà essere riportato in un apposito verbale, così da consentire all’azienda di revocare l’assenza ingiustificata.

Invero, se per i lavoratori agili, relativamente alle giornate di prestazione “da remoto”, non vi è l’obbligo di possesso di un valido “Green Pass”, per le giornate in cui è pianificato o comunque richiesto dall’azienda lo svolgimento della prestazione “in presenza” il certificato verde costituisce l’imprescindibile titolo legittimante l’accesso nei luoghi di lavoro”.

                                                                        Roma, 14 marzo 2022

Rimango a Roma alcuni giorni e non ricevo telefonata alcuna, né tanto meno email.

Passa un mese, e mentre sono a casa sospeso dal lavoro, ricevo la notizia che mi è stato concesso il “distacco” a Milano (no “trasferta”, leggi ben, ma “distacco”), dall’11 aprile fino al 30 settembre. Siccome avevo problemi ad una caviglia dovuti ad una caduta e dovevo trovarmi una sistemazione a Milano, mi presento in corso Sempione il 29 aprile, e comincio l’ultima mia serie di Indovina il 2 maggio. Il resto è storia recente: ho fatto il montaggio e l’edizione delle 4 puntate di 90 minuti ciascuna di Indovina chi viene a cena 2022, lavorando quanto e forse più di quello che dovevo (5 sabati consecutivi e una media di 10,5 ore al giorno l’ultimo mese).


Il 31 agosto 2022 ho mandato le mie dimissioni volontarie alla RAI e al Ministero del Lavoro. Nessuno del Personale TV, del Centro di Produzione TV o del coordinamento montaggio di Roma o di Milano, mi ha chiesto le motivazioni.

Fine delle trasmissioni.

 

IO, MATRICOLA RAI 396996

ERO QUELLO CHE HA SEMPRE LAVORATO CON ENTUSIASMO E CON PASSIONE, COME FOSSE UNA MISSIONE

ERO QUELLO CHE, DAL PRIMO GIORNO DI LAVORO, SPEGNEVA PC, MONITOR, MACCHINARI ELETTRICI E LUCI NELLA SALETTA DI MONTAGGIO QUANDO NON SERVIVANO E QUANDO USCIVO DALLA STANZA

ERO QUELLO CHE, DAL PRIMO GIORNO DI LAVORO, SPEGNEVA LE LUCI DEI BAGNI INUTILMENTE ACCESE, DEGLI UFFICI VUOTI CHE INCROCIAVO USCENDO A FINE TURNO, QUELLO CHE METTEVA IN STAND BY O SPEGNEVA LE STAMPANTI NEI CORRIDOI QUANDO LE TROVAVA ACCESE

ERO QUELLO CHE, SE DOVEVA STAMPARE QUALCOSA DI LAVORO, USAVA I FOGLI GIA’ STAMPATI DA UN LATO (E CHE SI PORTAVA A CASA I FOGLI DI CARTA ANCORA BUONI BUTTATI VIA NEI CESTINI DELLA CARTA)

ERO QUELLO CHE ALLA MENSA NON HA MAI MAI MANGIATO IL POLLO DEL GIOVEDI PERCHE’ SAPEVA CHE ERA PRODOTTO DA ALLEVAMENTI INTENSIVI (E CHE MANGIAVA PANGASIO IL VENERDI, NON CONSCIO DI COS’ERA)

ERO QUELLO CHE, DOPO CHE LA MENSA NEL 2007 SOSTITUI’ L’ACQUA MINERALE LOCALE “CLAUDIA” DI ANGUILLARA SABAUDIA, ROMA, CON LA SAN BENEDETTO DI SCORZE’ (VENEZIA), NON PRESE PIU’ BOTTIGLIE DI PLASTICA PER NON INQUINARE BEVENDO ACQUA CHE AVEVA VIAGGIATO PER MEZZA ITALIA

ERO QUELLO CHE, QUANDO LA MENSA INTRODUSSE L’ACQUA IN CARAFFA AI TAVOLI, PER NON USARE E BUTTARE IL BICCHIERE DI PLASTICA NON RICICLABILE FORNITO DALL’AZIENDA, SI PORTAVA IL SUO BICCHIERE DI ACCIAIO DA CAMPEGGIO E BEVEVA CON QUELLO

ERO QUELLO CHE QUANDO L’AZIENDA NEL 2020 HA REGALATO AI DIPENDENTI LA BORRACCIA BLU FIRMATA RAI, DECINE DI MIGLIAIA DI BORRACCE PARTE DELL’OPERAZIONE “RAI PLASTIC FREE”, SI E’ ACCORTO CHE TALE BORRACCIA E’ STATA CONSEGNATA IN SCATOLE DI CARTONE AVVOLTA IN BUSTA DI PLASTICA NON RICICLABILE, E CHE ERA PRODOTTA IN CINA

ERO QUELLO CHE HA PRESO IL “PREMIO DI PRODUZIONE COVID” PER IL LAVORO CONTINUATIVO DURANTE LA PANDEMIA, E QUANDO LA PANDEMIA ERA SOTTO CONTROLLO CON MILIONI DI PERSONE VACCINATE, GLI E’ STATO PRECLUSO L’INGRESSO IN AZIENDA SENZA UNA CERTIFICAZIONE COSIDDETTA VERDE CHE AVREBBE ATTESTATO CHE ERA IN SALUTE (E PRIMA, PERCHE’ MI AVETE FATTO ENTRARE?)

ERO QUELLO CHE AVREBBE FATTO GLI SCIOPERI NON SOLO PER MIGLIORARE IL CONTRATTO DI LAVORO, MA PER DIFENDERE LA QUALITA’, IL CONTENUTO DEI PROGRAMMI, MA QUEGLI SCIOPERI IN 16 ANNI NON LI HA MAI VISTI

ERO QUELLO CHE NON AVEVA SANTI NE’ IN PARADISO, NE’ IN AZIENDA

ERO QUELLO CHE CHIEDEVA DI FARE PROGRAMMI DI SERVIZIO PUBBLICO (DOCUMENTARI, INCHIESTE) E QUANDO GLI VENIVA FINALMENTE CONCESSO, PAREVA FOSSE LA PIU’ GRANDE CONCESSIONE MAI CONCESSA

ERA QUELLO CHE MERITAVA IL PRIMO LIVELLO, MA ERA COSI’ PICCOLO E INSIGNIFICANTE, CHE NESSUNO SE N’E’ ACCORTO.

IO, MATRICOLA P396996, HO UN NOME E UN COGNOME, E ESATTAMENTE DA DOPO DOMANI, FUORI DELLA PIU’ GRANDE AZIENDA DI COMUNICAZIONE NAZIONALE, SARO’ FELICE DI USARLO NUOVAMENTE, LIBERAMENTE.

Con i miei migliori AUGURI DI BUONA VITA che continui per tutti in salute e in coerenza con i valori umani universali.
                                                                          Igor Francescato

NB: da lunedì 17 ottobre non sarò più dipendente RAI e questo indirizzo sarà cancellato. Resta valida la mia email personale > info@igorfrancescato.it

Igor Francescato
CPTV Milano
Via Teulada, 66 – 00195 Roma (RM)
Tel: +39 06XXXXX
e-mail: igor.francescato@rai.it
web: www.rai.it

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