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IL MONTAGGIO DI PRESADIRETTA CON DOMENICO IANNACONE

Ecco la mia testimonianza come montatore delle inchieste di Domenico Iannacone di PRESADIRETTA, pubblicata nel libro “TECNICHE DI VIDEO INTERVISTA e inchiesta con la telecamera” di Gabriele Coassin, un bellissimo manuale, scritto con passione, sulle tecniche di ripresa, le luci, i microfoni e il linguaggio delle interviste televisive, con analisi delle maggiori trasmissioni di videoinchiesta e le testimonianze degli addetti ai lavori.

Il libro di Gabriele Coassin è edito da Logo Fausto Lupetti editore (2010, pagg. 204, in libreria a 15 € e online a partire da 10 €). Per gentile concessione dell’autore. L’articolo l’ho scritto nell’agosto scorso, mentre con Domenico montavo la puntata “EVASORI” (andata in onda il 12 settembre 2010 su RAITRE, Premio Ilaria Alpi 2011).

IL MONTAGGIO DI PRESADIRETTA CON DOMENICO IANNACONE

Roma, riunione di redazione, siamo al 3° piano di via Teulada 66, una quindicina di persone tra autori, giornalisti, collaboratori, operatori e montatori di Presadiretta di Raitre. Qui si decidono i temi delle nuove inchieste, che sono di respiro nazionale, d’attualità non strettissima. Riccardo Iacona, giornalista ideatore e autore principale del programma, propone le nuove storie e ne discute i dettagli con il gruppo di lavoro: chi e come dovrà sviscerare l’inchiesta.
Una puntata del nuovo ciclo (in onda da settembre 2010) sarà sull’evasione fiscale ed è affidata a Domenico Iannacone, giornalista di punta di Presadiretta, che è anche co-autore del programma. In “Evasori” si parlerà di lavoro in nero (nelle sue varianti), delle maxi evasioni fiscali scoperte dalla Guardia di Finanza, della situazione del fisco in Italia a confronto con altri Paesi europei, ecc.
E si cominciano a contattare per l’intervista le persone direttamente interessate alla storia o che hanno voce autorevole in capitolo.
Presadiretta usa un linguaggio chiaro e discorsivo, come se il racconto che lo spettatore segue in tv gli venisse fatto da un amico, che ha l’intenzione di parlargli, anche delle cose più complesse, in modo semplice e appunto diretto. L’intervistatore-giornalista è seguito da una troupe composta da operatore e fonico, quindi ha piena libertà e indipendenza nei movimenti e si muove e interagisce in scena con l’intervistato, facendo così immedesimare con sé stesso lo spettatore, che si sente al centro del racconto.
Domenico Iannacone ha con le persone che incontra quel tipo di approccio cortese, tra il serio e il faceto, che ispira immediata fiducia: con lui si empatizza subito e subito si entra in confidenza, come lo si conoscesse da sempre. Ha la grande capacità di mettere le persone a proprio agio e sa condurre l’intervista, tra una battuta e un ammiccamento, riuscendo a far emergere anche da situazioni “pesanti” il lato tragicomico, grottesco della vita. E’ un modo di agire e di lavorare a cui mi sento molto affine perché assomiglia al mio modo di essere: è per questo che quando montiamo assieme l’inchiesta ci troviamo sempre d’accordo sulle scelte da fare, su come montare, su cosa tagliare, dove e come intervenire, su come sviluppare la storia, su cosa sacrificare (nel senso di “buttare via”).
Con Domenico ho avuto la fortuna di lavorare in modo continuativo ed esclusivo. Dico questo perché a Presadiretta siamo 4 montatori a dividerci il lavoro e non sempre ciascuno di noi riesce a montare un pezzo dall’inizio alla fine con lo stesso autore. Nella mia esperienza di 2 anni nel programma ho montato con Domenico le puntate “La scuola tagliata” e “Oro buttato” e molti reportage più brevi, come il pezzo sulla crisi economica del comparto sedie in Friuli (puntata “Senza Lavoro”) o il reportage sulla mancanza cronica d’acqua in Calabria (puntata “Guerre”).
Presadiretta è un programma di montaggio, una media di 110 minuti a puntata di racconto, che proprio per sua natura non lascia nulla al caso: tutto è organizzato e preordinato secondo una lunga serie di scelte, intenzioni e intuizioni che nascono e si sviluppano, in buona sostanza in montaggio.
Ma per arrivare a quelle 2 ore di programma, vengono girate una valanga di materiale: come già detto anche 100 ore di riprese per una puntata! Una mole impressionante di immagini e di interviste che il montatore ha il compito prima di tutto di acquisire (* vedi approfondimento a fondo pagina).
Una volta che tutto il materiale è “caricato in macchina”, cioè disponibile per il montaggio, comincia la fase di visione e di scelta. Le interviste vanno drasticamente ridotte nella durata, innanzitutto per rimanere nei tempi stabiliti (Presadiretta va in prima serata quindi deve avere un ritmo e un impatto forte per “reggere” la fascia serale, quella di maggior ascolto televisivo) e la bravura nel montare le storie è saper riassumere e mantenere il pensiero originale dell’intervistato, pur attuando svariati inevitabili tagli. Tagli che saranno poi resi “invisibili” allo spettatore con l’uso di campi e controcampi di intervistante e intervistato/i e vari piani d’ascolto dei due o più soggetti: è la magia del montaggio! Con il montaggio l’intervista così tagliuzzata è resa coerente, prende un senso preciso. Coi tagli si tolgono le ripetizioni e le pause inutili, si riesce a bilanciare il ritmo e prende vita il senso finale del racconto: si decide la riuscita o meno del pezzo che andrà in onda.
A Domenico Iannacone piace condividere la fase creativa del montaggio con il montatore: ogni taglio e scelta narrativa sono assunti e discussi insieme. Il montatore qui non ha solo il ruolo di tecnico, ma partecipa attivamente ed emotivamente alle scelte, e così, lavorando “a più mani”, il risultato è più costruttivo e appagante per entrambi.
Domenico sa quando una persona in video “funziona” o ha bisogno di interventi. E quando si taglia, lo si fa sempre tenendo conto dell’etica della corretta informazione, senza manipolazioni sui contenuti (pur con la manipolazione del montaggio), riuscendo a trovare il giusto compromesso tra la verità che scaturisce dall’intervista e la sua resa o realtà televisiva.
Nelle situazioni in cui l’intervistato non riesce a esprimere il proprio pensiero in modo chiaro e conciso, l’intervento della voce fuori campo del giornalista facilita la comprensione dei fatti e serve anche da snodo da un punto all’altro della storia. L’uso della musica (brani originali del musicista Daniel Bacalov) serve poi a sottolineare l’atmosfera della situazione, che come abbiamo visto con Iannacone è spesso tragicomica, al limite del grottesco: ecco che poche note di fagotto e rullante chiariscono subito il clima del momento.
Altro tratto caratteristico dello stile di Domenico è l’uso dell’intervista “rubata”. Quando deve intervistare persone su temi scottanti e difficili, sa che l’uso palese della telecamera porterà all’irrimediabile rifiuto dell’intervista. E allora usa le micro telecamere nascoste. A volte è l’unico modo per tirar fuori delle verità o strappare delle confessioni che mai uscirebbero con la tecnica dell’intervista classica. Per garantire l’anonimato all’intervistato, nella fase di post produzione si applica un effetto per sfuocare il volto, a volte si cambia anche il tono di voce per rendere irriconoscibile la persona. Si eviteranno così querele e l’intervista sarà proprio in puro stile… Presadiretta!

* Acquisire o anche “digitalizzare” significa “passare” il materiale dal supporto di ripresa, che può essere il nastro, schede RAM o altri supporti digitali, nella memoria del computer, cioè nel suo hard disc. E non deve essere casuale la scelta del supporto, soprattutto in produzioni così impegnative, perché la digitalizzazione del materiale richiede lo stesso tempo del girato se si usa la cassetta, ma molto meno tempo se la registrazione avviene su supporti digitali. Un ‘ottima alternativa allo standard broadcast digitale di riferimento della RAI che è l’IMX, lo abbiamo trovato nel formato su disco ottico XDCAM della Sony, qualitativamente come l’IMX (ma in più è anche HD) la cui egistrazione avviene in formato digitale, sotto forma di files: utilizzato da quest’ultima edizione, abbiamo così risparmiato turni e turni di lavoro. Con l’XDCAM la fase della digitalizzazione diventa “IMPORTAZIONE” (di files) e 1 ora di girato viene importato, quindi reso disponibile per il montaggio, in circa 1/10 del tempo. Considerando che per una puntata ci vuole circa un mese di lavoro di autore + 2 montatori (ovvero 40 turni di lavoro) e che abbiamo cominciato a montare solo a giugno le 6 puntate che andranno in onda da settembre 2010, il risparmio di tempo sull’acquisizione ci ha permesso di arrivare alla messa in onda un po’ più sereni.

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la copertina del libro di Gabriele Coassin
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