Igor Francescato Blog

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ER MONNO INTORNO – Orto mio orto bio, coltivar naturale e mangiar sano

“L’uomo è ciò che mangia” (Ludwig Andreas Feuerbach).
Ma l’uomo, oggi, sa quel che mangia?

La terra è la nostra fabbrica del cibo. Ma se la inquiniamo, la terra che frutti può dare?

Alzi la mano chi non ha l’orto e compra solo al supermercato. Tante mani alzate, una moltitudine di mani in su, vedo da quaggiù in centro città. Alzi l’indice chi compra solo alimenti biologici o biodinamici. Pochissimi indici su. E son sicuro che pochissimi di quelli con le mani su, sanno quel che comprano, come viene prodotto e di che qualità è.  Facciamo insomma poca attenzione a ciò che mangiano, perché non pensiamo che quel che ingeriamo diventerà parte di noi stessi. Ognuno di noi è fatto dal cibo solido che ingerisce, dall’acqua che beve, dall’aria che respira. Quel che mangiamo è l’energia per vivere e condizionerà inevitabilmente i nostri processi chimici, biologici, energetici e spirituali. “Se una sostanza è compatibile con la nostra natura l’organismo l’assimilerà senza fatica e ne trarrà beneficio, ma se quella sostanza è incompatibile con il nostro corpo questo resterà inquinato, faticherà per neutralizzarne gli effetti negativi e perderà energia e forza vitale. Quando il nostro organismo non è più in grado di eliminare le tossine introdotte e accumulate si manifesta la malattia nella parte più colpita e debole dell’organismo” (da Siamo quel che mangiamo di Franco Libero Manco, presidente dell’Associazione Vegetariana Animalista).

Er Monno intorno - il pranzo di Angelo Campanaro con il risotto di verdure bio del suo orto naturale

Il pranzo di Angelo Campanaro con le verdure bio del suo orto

Il filosofo tedesco L. A. Feurbach, nel suo saggio del 1862 “Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia” sosteneva: «I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello, in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento». Nel XIX secolo le carestie e la fame erano i problemi più gravi dell’umanità, che privavano l’uomo della sua umanità, della sua vita stessa «La fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza».

La scarsità del cibo e la fame l’hanno patita anche i nostri nonni e qualcuno anche dei nostri genitori, mentre noi, generazioni anni ’70 in poi, perlopiù la fame l’abbiamo solo sentita raccontare. Vinta la secolare lotta contro la fame, noi “fortunati primomondisti”, abbiamo oggi un problema inquietante legato al mangiare: la scarsa qualità del tanto cibo che compriamo. Tanto cibo, cattivo cibo. Siamo diventati sufficientemente liberi nell’acquisto del cibo, ma il cibo che troviamo in commercio è generalmente infame. E noi lo compriamo tranquillamente, perché non sappiamo che sia così. E perché non ci preoccupiamo granchè di quel che mangiamo?

Per quel che ne so, i nostri nonni mangiavano sano, mangiavano forse poco cibo, ma sano. Il cibo allora era genuino semplicemente perché concimi chimici, diserbanti, fitofarmaci, anti-infestanti, anticrittogamici, insomma molti intrugli magici per l’agricoltura, ancora non esistevano. L’unica aggiunta che l’uomo buttava sulla terra come concime, era lo sterco di vacca, erano gli scrementi animali e umani. Allora si coltivava la terra in modo naturale, in maniera ecologica si direbbe oggi. All’epoca dei nostri nonni, mangiare sano era per tutti semplicemente normale. Poi, dagli anni ’40 del secolo scorso, è scoppiata la cosiddetta “rivoluzione verde” e oggi la normalità è mangiare cibi coltivati in maniera intensiva con concimi chimici, prodotti spesso in serra, che fanno anche migliaia di chilometri per arrivare sul nostro piatto, senza che sappiamo dove, come e da chi sono stati prodotti (non si rispetta nè la terra ne l’uomo che la coltiva) e che possono essere o derivare da organismi geneticamente modificati. Ecco,  il cibo che compriamo al supermercato, al mercato o al negozietto sotto casa, il cibo che troviamo dappertutto è diventato normale che sia prodotto così. Per noi questa è la normalità! Oggi la norma è l’anormalità di una produzione “non naturale” che non rispetta la terra e tutti gli organismi che ci vivono. La normalità oggi è la mancanza di rispetto della salute di tutti. Ora che ci avete riflettutto, avete capito quale sia il vero progresso dell’umanità!

Se invece rifiutiamo il prodotto normale e ne cerchiamo uno che assomigli per genuinità a quello che mangiavano in nostri nonni, dobbiamo faticare a trovarlo e spendere molto di più di un prodotto normale. In questo caso dovremmo comprare “cibo super”, prodotto da agricoltura biologica o da agricoltura biodinamica, che, pensate un po’, impiegano tecniche di produzione simili a quelle dei nostri nonni!

Io il progresso della normalità lo vivo con un po’ di cruccio. E così, credendo in qualche sana alternativa, sono andato a trovare Angelo Campanaro, sui colli di Genazzano, nella campagna romana. Sono andato a trovare l’Angelo del mangiar sano, perché lui ha l’orto e sa come deve coltivarlo per mangiar genuinamente. Diciamo che Angelo mangia oggi come mangiavano i nostri nonni, con la sua esperienza contadina alle spalle e l’apertura mentale necessaria per provare nuovi metodi di coltivazione, nel rispetto della terra e dei suoi abitanti. Così coltiva il suo terreno per metà in modo tradizionale, però ante rivoluzione verde, e per metà in Permacultura con i bancali sinergici. Coltiva il suo orto senza aggiungere nulla di chimico, niente di estraneo alla chimica della natura. E così mantiene la genuinità e la purezza dei frutti della terra, così come, naturalmente, la terra li offre. Anche perchè quello che produce l’orto di Angelo… se lo magnà lui, nevvero!

Er-Monno-intorno-con-Angelo-Campanaro-nel-suo-orto-bio

Io con Angelo Campanaro nel suo orto bio (luglio 2016)

Angelo non usa neanche il cosiddetto verderame, considerato da molti innocuo e indispensabile.  Il mio babbo lo ricordo nell’orto con questo aggeggio sulle spalle, ad azionare la pompa e a spruzzare i pomodori o le viti, per diverse volte all’anno. E giù solfato di rame, perchè a papà avevano detto che era un ottimo antiparassitario e faceva bene alle piante (leggete qui l’effetto del verderame buttato da un’ignara signora sulle sue piantine, e anche la richiesta fatta da un altro “orto-improvvisato” agli esperti di un sito di giardinaggio dal titolo: “Il verderame può bruciare?“).

vecchio contenitore-verderame

la pompa per il verderame, foto tratta da qui

Mio papà usava il verderame perché lo usavano gli agricoltori e qualcuno gliel’aveva consigliato, perché, impiegandolo sul suo orto, aveva una garanzia in più del raccolto. Il solfato di rame in modeste quantità non dovrebbe far male, ma perché usarlo, se si può farne a meno? Angelo, come antiparassitario e fertilizzate, usa un suo ritrovato naturale: il macerato di ortica, un preparato di acqua e ortica così nauseabondo che i parassiti scappano… naturalmente! Ecco il macerato di ortica fatto da Angelo:

La definizione dell’orto di Angelo, non può essere propriamente naturale perché, senza il suo intervento, in quel suo pezzo di terra sarebbero nate le piante o le erbacce che la natura ha deciso che lì devono crescere. Ma non si può pensare di produrre cibo per l’uomo senza l’intervento umano, che però dovrebbe amare e rispettare l’ambiente che lo circonda. A proposito, vediamo come sarebbe la terra di Angelo se non venisse coltivata e, a riguardo, il pensiero del botanico e filosofo giapponese Masanobu Fukuoka, pioniere dell’agricoltura naturale:

Un’evoluzione intelligente della coltivazione tradizionale è la tecnica della consociazione, che è semplicemente piantare delle specie compatibili vicine l’uno all’altra, in modo che una diventi il sostegno dell’altra. Perché magari, l’insetto dannoso all’una sia infastidito dalla presenza dell’altra pianta vicina e quindi neanche si avvicina! La consociazione (qui una breve tabella di alcune piante consociazioni e non) è una delle tecniche di coltivazione di Permacultura con i bancali sinergici. Come avete visto, il bancale sinergico coltivato da Angelo in Hūgel kultur mettendo il legno sotto la terra a fermentare e concimare (questa è la puntata in cui realizziamo un bancale così), ha dei gran vantaggi, ma anche degli svantaggi. Tra gli svantaggi, Angelo ha scoperto che i suoi peperoni crescono meglio nel pezzo di orto tradizionale, guardate:

Nel suo pezzo di terreno coltivato di circa 30 x 35 metri quadrati, che corrisponde a circa 1/10 di ettaro lavorato, Angelo produce il cibo, sano, utile a sfamare ben più della sua famiglia compresi tutti i figli e i nipoti. A chi come me abita in città e che manco ha il balcone dove appoggiare una pianta di rosmarino, sembrerà un’utopia mangiar genuino, perché il cibo non può produrselo. Ma noi consumatori nelle tasche abbiamo il “santo grano” che compra quello che noi preferiamo comprare. E quello che noi preferiamo comprare, il mercato ce l’offrirà perché, essendo il mercato interessato principalmente al nostro santo grano, produrrà nella direzione che gli indicheranno i nostri indicatori di svolta. Saremo le frecce del cambiamento?

L’uomo è ciò che mangia. E ciò che mangia dipende soprattutto dall’uomo.

Er Monno intorno - Angelo Campanaro e il suo orto biologico

Nell’orto bio di Angelo Campanaro

La puntata originale del 2016 su Youtube

Orto mio orto bio / My organic vegetable garden

Il back stage fotografico su Flickr

Approfondimenti web:

PELÈB, PICCOLO E LENTO È BELLO, la comunità di cui Angelo è membro, che accoglie chi ama la Permacultura, le Energie rinnovabili, il Lavoro come percorso su sè, l’è>spressività ed il Benessere

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