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LO STRAPOTERE DELLA CHIESA CATTOLICA 1 / Diritto sulla vita e sulla morte

Due notizie di cronaca. Trovate le differenze.

19 marzo 2009 – Natasha Richardson, attrice, 45 anni, dopo una caduta sugli sci in Canada, è morta dopo 3 giorni di coma nel Lennox Hill Hospital di New York. Figlia di Vanessa Redgrave e sposata all’attore Liam Neeson, apparteneva alla più famosa dinastia di artisti britannici. Dichiarata morta cerebralmente, i familiari avrebbero autorizzato i medici a staccare la macchina che teneva in vita l’attrice.


9 febbraio 2009 – Eluana Englaro è morta. La donna – che da 17 anni era in stato vegetativo a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 1992 – ha cessato definitivamente di vivere per un arresto cardiaco dovuto probabilmente ad una sopraggiunta insufficienza renale, a quattro giorni dal ricovero alla casa di riposo «La Quiete» di Udine, dove era stata trasferita per l’avvio del processo di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata che la tenevano in vita.

La differenza è una sola, sottile: mentre in America la Chiesa non ha potere, in Italia lo esercita pienamente. Mentre in America la prima legge sul testamento biologico è del 1976 ed afferma che “una persona capace di intendere e volere formula un atto scritto dando indicazioni sul tipo di trattamento terapeutico o assistenziale da compiere, qualora si venisse a trovare nell’incapacità di esprimere autonomamente la propria volontà”, in Italia la legge non ha ancora sancito la validità del testamento biologico, benché l’art. 32 della Costituzione affermi che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” e che la legge “non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
«Che il Signore li perdoni – ha detto Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari il giorno della morte di Eluana – preghiamo per lei e chiediamo perdono al Signore per tutto quello che le hanno fatto. Se l’intervento umano si fosse rivelato decisivo per la morte di Eluana lo riterrei un delitto». Delitto? Il delitto è decidere di mantenere in vita artificialmente per 17 anni una persona senza facoltà di intendere e di volere. Delitto è negare a una persona di morire, perché Eluana, aveva espresso il diritto alla morte se le fosse avvenuto un grave incidente, come purtroppo è stato. E lo Stato va a braccetto con la Chiesa. Silvio dichiara pubblicamente l’8 febbraio che Eluana, donna in stato vegetativo da 17 anni, incapace di mangiare e deglutire, tenuta in vita artificialmente è “una persona che potrebbe anche generare un figlio”. Generare un figlio! Nel giorno della morte di Eluana il premier si dice rattristato ed esprime rammarico perché è stato impedito al governo di intervenire, facendo prevalere così “la cultura della morte e non la cultura della vita”. Ecco, Silvio avrebbe voluto esercitare il potere assoluto sulla vita e sulla morte di Eluna, di conseguenza di tutti noi. Ma Dio Silvio andrà oltre e, prima o poi, donerà a tutti l’immortalità. E allora la Chiesa lo beatificherà. Poco mancherà. Amen.

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