Igor Francescato Blog

quello che io penso, quello che io credo, quello che io fo

FRANCO CANAL – ritratto di un artista libero

Avevo 11 anni quando ho conosciuto Franco Canal. Allora era uno dei tanti clienti dell’osteria “3 Corone” di Conegliano (TV) che gestivo con i miei genitori nei primi anni ’80. Franco però mi andò subito in simpatia, perché, oltre ad essere una persona affabile, aveva una gran dote: disegnava vignette irresistibili! Era capace di realizzare ritratti ironici e caricature infallibili di chi gli stava di fronte, sotto i tuoi occhi, lì’ al momento, fumando una sigaretta e sorseggiando un “goto de vin rosso”…

Franco Canal aveva questo straordinario talento, che sviluppava da autodidatta, per cui disegnava con qualsiasi cosa trovasse e su qualsiasi materiale, dal tovagliolo ingiallito dal fumo dell’osteria al cartone delle pizze, dalle vetrine dei negozi ai tronchi d’albero o ai cartoncini neri lucidi che aveva spesso in scarséa. Proverbiali i suoi tre penarei a punta grossa indelebili con cui spesso realizzava le vignette: il nero, il suo preferito, il rosso e il verde. Ma usava benissimo rametti di legno bruciacchiati come fossero carboncini, diluiva nel petrolio colori tipografici, mescolava il vino rosso agli acquerelli o stemperava acquerelli nel vino rosso per ottenere colori stravaganti. Non ha mai usato i colori in modo tradizionale: sperimentava continuamente con quello che gli capitava sotto mano. E il suo tocco inconfondibile era proprio il vino, che macchiava indelebilmente le sue vignette e i suoi affreschi.

Empatizzai subito con Franco, perché mi piaceva la sua bella persona, la sua ironia e mi facevano sganasciare le sue vignette: di lui apprezzavo la creatività e la perfetta capacità tecnica di realizzare, con sagacia, ciò che aveva in mente. Mi sarebbe piaciuto avere n po’ della sua arte, saper disegnare bene qualcosa, creare qualche personaggio come vedevo nei fumetti… Ma mi dovevo accontentare, per esprimermi, per raccontare qualcosa agli altri, di saper fare “click” con la macchina fotografica (e poi, sul finire degli Ottanta, ebbi anche la fortuna di poter acquistare una telecamera). Così Franco è divenuto amico di famiglia, veniva a trovarci a casa, abbiamo fatto gite insieme, ho sperimentato con lui qualche posa fotografica stramba. Mi ricordo che gli ho anche chiesto di provare a disegnare con il computer, con i primi programmi di grafica che giravano allora con il mio mitico Commodore Amiga, ma il mouse, diceva, non aveva la duttilità dei suoi penarei… si rifiutò senza appello!

Intanto la mia passione per il video cresceva e anche le mie tante ore passate in una tv locale a fare autodiddatticamente l’operatore, il montatore, il regista. Franco invece continuava a lavorare come operaio stampatore tipografico, questo era il suo lavoro per campare. Era sì pittore, ma la sua arte la regalava agli amici, a chi gli stava vicino, a chi incontrava all’osteria, non ne ha mai tratto profitto dalla pittura. Canal diceva che era un vizio. Chiamalo “vizio”! Forse vocazione e passione sono termini che non bastano a rendere giustizia al suo vizio di dipingere.
Successe un giorno, a metà degli anni Novanta, quindici anni fa, che nella nostra osteria qualcuno portò un manifesto, molto artigianale e singolare: gli amici di Franco avevano organizzato una sua mostra, a sua insaputa, in un’osteria del centro! Avevano raccolto una gran quantità di vignette e ritratti, li avevano incorniciati e affissi pubblicamente nell’osteria da Livio, in via XX settembre, e Livio era l’oste, amico di Canal, co-ideatore dell’iniziativa. Mi parve un’ottima occasione per fare un omaggio al mio amico Franco: realizzare un documentario dell’evento! Quel mestiere stavo imparando e forse ci sarei riuscito. Ma non da solo! Spiegai l’idea a Giacomo Fantinel, persona colta, amico di vecchia data di Franco, che sentivo come compagno ideale nella conduzione del film: io avrei fatto le interviste “spiritose”, che più mi confacevano (ero un 23enne ispirato al sarcasmo di Piero Chiambretti); Giacomo avrebbe risposto alle domande più profonde sull’opera seria, avrebbe raccontato lo spirito di Franco, che si rivelava in meravigliosi quadri cosiddetti “seri” (perché lui non dipingeva solo opere buffe). Chiamai a fare le riprese un caro amico operatore, Giorgio de Negri (co-ideatore con me in quegli anni di un programma tv di rally), e convocai tutti gli amici che avevano partecipato alla mostra lì da Lino, alle 21, una sera di quel novembre del 1995 (chiesi invece a Canal di arrivare un’ora dopo, in modo da non imbarazzare gli amici della sua presenza e anche di creare un po di suspence).

L’opera di allestimento assolutamente volontario della mostra, il lavoro di tutte quelle persone e la loro disponibilità a partecipare al progetto del documentario, testimoniavano il grande affetto che gli amici volevano a Franco, era un modo per dirgli “Canal, te voemo un gran ben!”. La serata fu un successo! L’ironia e la simpatia degli amici ritratti uscivano dai quadri e finivano direttamente, identici, sui loro volti, nelle loro parole, nelle espressioni che intanto catturavamo nei nastri della nostra telecamera. Sentivo però che al film mancava ancora qualcosa: mancava di conoscer meglio, più da vicino, intimamente l’uomo – artista Franco Canal. E così la ripresa continuò a casa sua, nella bellissima intervista condotta da Fantinel (io ritenni più utile restare dietro la telecamera). Finì il lavoro la ricostruzione sceneggiata del momento in cui Franco scopre la sorpresa fattagli dagli amici, ovvero quando vede per la prima volta il manifesto (scena girata proprio nel nostro bar, con mia mamma che serve un’ombra a Canal e poi gli mostra la locandina). Cominciato qualche tempo dopo il montaggio del film, l’ho presto abbandonato: primo perché non avevo un motivo forte per finirlo presto, secondo perché allora la tecnologia che avevo a disposizione non mi permettevano di realizzare alcune soluzioni di montaggio che avevo in mente.
Stacco temporale. Inverno 2009. Apprendo che Franco Canal è ammalato, gravemente malato. Non lo vedo da anni, perché nel frattempo dal Veneto mi sono trasferito nella capitale, tralasciando tante amicizie. Lo vado a trovare e lo ritrovo smagrito, invecchiato, a girar per casa con una flebo attaccata… Ma sempre spiritoso, maledettamente attaccato alla vita, oltre che alla flebo, ostia. Dice che mi trova più maturo e cresciuto (non in altezza naturalmente, che m’ero fermato mooolto prima). Mi porta fuori in giardino, davanti al caminetto delle grigliate, dove d’estate ama riposarsi e dipingere, e mi chiede scherzando (ma forse non troppo): “Prima de morir, me fatu vedar ‘sto documentario?!?”. Mi si stringe la gola a ripensare ora a quelle parole: “prima de morir”… Perché gli ho fatto recapitare a casa il film troppo tardi. Quel giorno lui è riuscito a leggere solo la mia lettera di saluti e manifestazione di stima che accompagnava il dvd. Il giorno dopo se n’è andato. Era il 15 giugno del 2009. Mi si stringe la gola perché non ho fatto in tempo a fargli vedere il film, perché l’ho finito troppo tardi per lui, stroncato da un male che non risparmia nessuno. Neanche l’amico Canal.


Allora ho deciso che è per me doveroso far ri-vivere Franco, attraverso questo film, ai tanti amici che gli hanno voluto bene, che l’hanno amato sinceramente, un doveroso omaggio a un amico-artista generoso. Ho pensato che questa potrebbe essere l’occasione giusta per far conoscere Franco Canal ai più, ad un anno esatto dalla sua scomparsa. Così ho cercato collaborazione e subito si sono mobilitati decine di suoi amici, da quelli che hanno fatto volontariamente la musica del film, all’
Associazione Lotta contro i Tumori Renzo e Pia Fiorot O.n.l.u.s. che organizza la serata commemorativa, a quelli che stamperanno a proprie spese le locandine pubblicitarie, al comune che mette a disposizione gli spazi pubblici. Così la prima del documentario “Franco Canal – RITRATTO DI UN ARTISTA LIBERO” avverrà proprio la sera del 15 giugno, alle ore 21 presso il Teatro Toniolo di Conegliano. Qui sarà allestita una mostra estemporanea delle opere recenti dell’artista e Claudio Comuzzi e il suo gruppo di musicisti (tra cui Alberto Grollo) eseguiranno dal vivo Varacanal, affettuoso omaggio e simpatico ritratto in versi (dialettali) della sua opera: perché gli amici a Canal hanno anche dedicato una canzone!
L’ingresso è a offerta libera per uno scopo benefico: la generosità dei convenuti aiuterà l’Associazione Lotta contro i Tumori Fiorot di San Fior. Quella sera sarà possibile acquistare il dvd (il cui ricavato andrà sempre in beneficenza) che contiene più di 40′ di interviste inedite, back stage e opere osè dell’artista.
Siete tutti vivamente invitati a partecipare!
Franco Canal – RITRATTO DI UN ARTISTA LIBERO, il film. Questa volta… abbiamo fatto noi il ritratto a Franco!

Crediti

scritto, diretto e prodotto da IGOR FRANCESCATO

con la collaborazione di GIACOMO FANTINEL

fotografia di GIORGIO DE NEGRI

musica originale LUCA “CIUBE” ALIBERTI

il brano Varacanal è di CLAUDIO COMUZZI

titoli di testa disegnati dalla pittrice LUCIANA MATTAROLLO

durata: 76′ – Italia 2010

Ecco il documentario > http://www.igorfrancescato.it/video/franco-canal-ritratto-di-un-artista-libero-il-documentario-di-igor-francescato/

E questo è il post sulla Serata Commemorativa Franco Canal.

FacebookTwitterGoogle+EmailCondividi

Lascia un commento

1 Commento

  • Rispondi La Simo |

    Il documentario su Franco Canal è stato una piacevole sorpresa. Io sono di Roma, non conoscevo Franco Canal, non sapevo assolutamente nulla di lui, per me era un perfetto sconosciuto… E invece già dopo i primi 5 minuti di visione ero molto incuriosita e attenta. Non mi capita spesso o meglio, mi è capitato qualche volta al cinema con alcuni film che io considero “speciali” perché tutto, lì dentro, si combina alla perfezione: le immagini, i dialoghi, la colonna sonora, la storia. Un alchimia perfetta. Se dovessi sintetizzare in poche righe un commento direi innanzitutto che lo considero un piccolo cortometraggio perchè non ha affatto la freddezza e l’impersonalità di un documentario, c’è tanto “calore” dentro, tanta “umanità” … E’ il ritratto commovente di un artista che non sapeva di esserlo, un uomo schivo, sensibile, di poche parole che esprimeva sé stesso solo attraverso i suoi quadri , BELLISSIMI, peraltro. Quando si arriva alla fine, dispiace, davvero, di non averlo conosciuto personalmente Franco Canal !

Posta un commento