Igor Francescato Blog

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QUESTIONE DI PRIVACY

Lunedì ecco che mi viene un forte mal di denti. “Devi fare l’orto panoramica” mi dice il dentista, ovvero vuole che faccia le lastre di tutto il palato, perché a occhio nudo non si capisce la vera causa del mio problema (“Al 99% è il dente del giudizio che sarà da estrarre” sentenzia, mentre io inorridisco).
Bene, con l’impegnativa del medico curante chiamo il CUP e prendo l’appuntamento per stamattina in una ASL del centro di Roma.

Eccomi allo sportello che pago il ticket (34,66 Euri per la cronaca) e l’impiegato dello sportello a fianco mi consegna un foglio, dicendomi di sedermi ed aspettare la chiamata.
La sala è mezza piena (o mezza vuota a seconda dell’umore di chi scrive), di persone in attesa del prelievo del sangue, perché in questo ambulatorio si fa soprattutto questo, oltre alle radiografie. Gente di mezza età, metà sono stranieri. Trovo posto vicino ad un gruppetto di indiani e comincio a leggere l’informativa che mi è stata appena consegnata, firmata dal direttore della radiologia di questa ASL della Regione Lazio.
“Egregio Sg.re/Sig.ra Igor Francescato, La informo che, asi densi del D.L. 196/03 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e nel rispetto dei suoi diritti, Lei sarà chiamato dall’operatore sanitario con il numero sopraindicato”. Quel numero è il 791, scritto a caratteri grandi sopra l’informativa. Penso: “Ostia, che numero difficile il mio! Devo stare attento a quando chiamano, perché sul display luminoso sono indicati solo i numeri in attesa per il pagamento alla cassa”.

Chiamano un “42” e non risponde nessuno. Una voce lo chiama di nuovo quel 42, ma non risponde e passa al successivo, che c’è e si presenta.
Intanto gli indiani hanno fatto e se ne vanno.
Siamo rimasti una decina di persone, più i 2 alla cassa e quella signora procace col foglietto in mano che aspetta il suo turno, guardando il monitor informativo.
Penso che di numeri “alti”, sopra al 700 non ne ho ancora sentiti. 791. E quando saranno passate tutte ‘ste persone oggi?

Intanto il dolorino dei denti è sempre lì, fastidioso ma sopportabile. Oggi non voglio prendere l’antidolorifico, che mi sconquassa lo stomaco e forse è responsabile anche della nausea che mi è venuta dopo aver preso quello e l’antibiotico.
Rileggo il mio 791 per memorizzarlo senza dubbio. Ma mancano ancora 20′ all’orario dell’appuntamento, sto tranquillo.
E allora mi giro a guardare la signora procace e un po’ volgarotta, che siede poco più in là, con il reggiseno a vista sulla schiena, stretto da un abito intero attillato color verde pisello.
Intanto rifletto sul foglio che ho davanti, sulla legge che tutela i nostri dati personali, i dati “sensibili”, quella legge che da qualche anno impone anche gli ospedali e alle strutture sanitarie di rispettarla, togliendo i nomi dei degenti dalle stanze, cancellandoli dalle schede personali sui letti di cura… fin qui, in questo laboratorio, che mi ha affibiato il 791.

Improvvisamente trasalgo. Una voce forte e squillante, di una dottoressa o forse di un’infermiera, insomma la voce di una signora in camice bianco uscita da una porta dietro la cassa, guardandosi intorno chiede perentoria:

“Chi è Francescato?”. Era arrivato il mio turno.

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